martedì 16 dicembre 2008

PIANO SOTTERRANEO

- E’ andata!- si disse. Ogni volta così non appena le porte dell’ascensore le si chiudevano davanti la faccia. Poi, girandosi verso lo specchio, si rimirava con somma attenzione, quindi prendeva a farsi le boccacce: sorrisini, sorrisoni, cacciare fuori la lingua, controllare i depositi di nicotina sui denti. Veloci peregrinazioni sul proprio volto. E quando ce l’ha una il tempo di guardarsi allo specchio? In ascensore ti accorgi che agli angoli degli occhi si sono depositate , giorno dopo giorno, orribili, minuscole ragnatele di delusione. Ma poi, in fondo, che cos’è tutto il dolore del mondo se non una continua, smisurata delusione! Sospirò. Pensò che le scocciava molto, dopo una giornata di lavoro, tornare a casa dovendo, a tutti i costi, incontrare lungo il tragitto l’imbecillità collettiva del venerdì sera che talvolta è persino più irritante di quella del sabato! Aveva perciò indugiato alla sua scrivania di notaio, per aspettare che il mondo si spopolasse un po’, si alleggerisse della piccola barbarie del fine settimana. Pensò : - Domani non di lavora- E nessun entusiasmo la pervase. Cosa farsene di due giorni colmi solo di riviste da sfogliare, tv, pranzo dalla mamma…Pensò di essersi dimenticata, ancora una volta di pagare la sua quota per le spese condominiali. Era in ritardo di due settimane, e che a quell’ora non avrebbe più trovato aperta la portineria. Pensò… D’un tratto s’accorse di aver pensato troppo per il tempo breve di tre piani a scendere e subito dopo, con un soprassalto si rese conto di essere in ascensore da parecchi minuti. - Che diavolo sta succedendo? Com’è che non si ferma? – Guardò la tastiera dei comandi. Le lucette si accendevano alternativamente come quelle dell’albero di Natale: il 2, poi il 7, quindi il 4 e talvolta anche lo 0. Ma allo zero l’ascensore non si fermava, continuava a scendere a velocità costante. Allarmata pressò il pulsante dell’allarme ma non lo sentì suonare, quello dell’ ALT ma non sortì risultato. L’ascensore aveva smesso di andare su e giù e continuava a scendere verso una profondità ignota, un piano sconosciuto con un segno meno davanti. Che fare? Pensò che non le riusciva più di pensare. Si impose di credere di star vivendo uno dei suo frequenti incubi. Serrò gli occhi decisa: - Così ora mi sveglio e non se ne parla più! - ma quando mai! Le porte dell’ascensore continuavano a restare sprangate davanti alla sua faccia chiusa, serrata in una smorfia di panico. Avvertì di essere pallidissima e gelata. Non osava volgersi verso lo specchio per non essere costretta a guardare i segni della paura sul proprio volto. Doveva fare qualcosa. Ma cosa fai quando non capisci ciò che ti sta accadendo? Capire, del resto, era proprio impossibile. E intanto il viaggio continuava da parecchi minuti. - Insomma, volendo ragionare, non è possibile! Più in basso del piano terra c’è…c’è solo terra, poi ancora terra…Com’è che questo coso non si ferma? Così attraversiamo il globo e ne raggiungiamo il centro… No che non è possibile! Troverebbe ostacoli. Mica c’è un tunnel verticale sotto questo palazzo! Ma che discorsi, ci lavoro da vent’anni, lo saprei se ci fosse…- L’ascensore procedeva quieto. I minuti scorrevano sempre più inquietanti , l’aria sembrava non essere più sufficiente: - Potrei soffocare qui senza capire cosa diavolo sta accadendo. Non ci sto. Non ha senso. Non mi piacciono le cose che non hanno senso! Se fossi rimasta bloccata dentro un ascensore fermo, saprei cosa fare: ho visto un film e so come ci si comporta… Una volta è successo a Filippo e anche a mia sorella. Non bisogna fumare né urlare, né respirare affannosamente. Non perdere la calma e star fermi, ché prima o poi qualcuno verrà a salvarti…. – L’ascensore andava come un treno della metropolitana capovolto. Rapido e deciso. - Saranno quei maledetti film di fantascienza che guardo la notte. Forse sono non passati che pochi secondi ed io sto solo immaginando tutto questo. Ma si! Di certo accade perché tengo la mia fantasia nel ripostiglio, sempre imbrigliata, sacrificata, mortificata. Me ne dimentico, è come se non ne fossi fornita e all’improvviso mi gioca questi scherzi, mi coglie di sorpresa, mi prende la mano..- Si rasserenò di colpo. A questo pensiero smise di tremare. Si ravviò i capelli. Pensò - Ora mi guardo allo specchio…- Ma non ebbe il tempo di girarsi. L’ascensore di colpo si era fermato. Le porte si spalancarono e in un luogo non bene identificato, eppure in qualche modo noto, scorse un altra se stessa. La stava aspettando sorridente. Sorridendo le corse incontro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cosa c'e' di piu' vero e di piu' bello che sapere sorridere con se' stessi?. Perdersi e ritrovarsi... percorsi alternati e continui che accompagnano la nostra vita... unici e fedeli compagni di viaggio.

marilena monti ha detto...

Acuta lettura! Perdersi per ritrovarsi, ritrovarsi per tornare a perdersi. Ma l'importante è conoscersi al fondo di sè, con coraggio, fino ai piani sotterranei...