mercoledì 4 febbraio 2009

PANTELLERIA, L'ISOLA DEL VULCANO

..da L'isola Signora- seconda edizione COPPOLA editore-2004
Sbarcai a Pantelleria dopo una notte di fastidi: il mare agitato, la nave piccola e affollata, l'aria soffocante, io e la mia chitarra strette nella cuccetta scomoda. Pantelleria mi aprì gli occhi all'alba e me li richiuse la notte successiva su un tripudio di emozioni. Ero stata amorevolmente accudita, nutrita con cacciagione, salsicce al sugo, ottimo vino. Quando fui condotta, dopo un lunghissimo bagno nel mare blu, su un palcoscenico approntato sugli scogli, s'era levato lo scirocco più caldo e africano di quello di Sicilia. L'uomo disse:"Anche l'anno scorso, per lo spettacolo, soffiava così e il cantante volò a mare!" Io non volai. Cantai e raccontai per ore, col vento in gola, per gli isolani avidi delle mie storie. Mi costrinse a rimanere per tre giorni, lo scirocco mi costrinse a guardare e capire Pantelleria. Ed io la odiai, la interrogai, la rifiutai, provai a comprenderla. Ed infine si fece amare e mi piacque, il terzo giorno, immaginarla come una terra di poeti, l'unica, possibile, futura isola dei poeti. Perchè è a Pantelleria che il vulcano dormiente si respira, come fosse vivo, dalla terra e dal mare. E' a Pantelleria che Ulisse approderebbe oggi per bearsi di cocenti, cromatiche fantasie, di terra generosa, di cibo e vino per un nuovo oblio. E' la contraddizione a rendere immaginari i luoghi che già sono nel reale in quell'isola che volge le spalle al mare, le cui case (dammusi) si guardano, paradossalmente, ignorando l'azzurra , infinita bellezza del regno di Nettuno. Un'isola dignitosa e fantastica, laboriosa, spinosa e morbida di bionde viti. Lì è sovrano il vulcano dormiente; è venerato da inconsapevoli adepti, è temuto e riverito perchè si è fatto materia mescolata alla materia. E' il ricordo di fiati caldissimi, è guardiano di venti salini. Si è diluito amorevolmente come un padre, nelle acque dei laghetti, negli odori e nei colori.
Quale luogo migliore per immaginare, per scomporre e ricomporre pensieri, per incontrare eterni Omeri, Ulisse eterni...
Pantelleria è l'isola del vulcano più di quanto non lo sia la stessa Sicilia che porta in sè un vulcano attivo, troppo "vero", troppo "vivo" per essere contemporaneamente abbracciato dalla sfera del reale e da quella dell'immaginario. Mi piacque ambientare un ipotetico raduno di poeti antichi e futuri, a Pantelleria, unico luogo possibile per tutto l'impossibile che l'immaginario sa creare.
Un' isola minore che obbliga, costringe a quel silenzio di riflessione che è poi, il luogo unico da cui si genera il "pensiero della parola"
Il vulcano dell'isola è quel silenzio ed è il vulcano sopito di Pantelleria.
A Pantelleria, del resto, l'immaginario dell'Universo ha già preso forma nell'incantevole, semplicissima e complessa, perfetta struttura del fiore di cappero.