giovedì 22 gennaio 2009

ONDA VERDE

Esco dalla Rai. Sabato sera, 22,30. Ho lavorato. Otto ore e trentacinque. Non è poco, specie se penso che presto la struttura di programmi della Rai siciliana chiude. Lo hanno deciso a Roma. Lo hanno deciso i mafiosi di Roma e quelli di Palermo. Sono stanca. Salgo in auto, accendo la radio unico antidoto alla noia dei semafori rossi, della febbre del sabato sera del prossimo mio fannullone, delle cuciture dell’asfalto che numerose mi infliggono “microtraumi irreversibili” alla schiena. Il primo semaforo di viale Strasburgo è verde. Sarà la prima volta in un anno! Che bella sorpresa! Accelero, ingrano la terza, VOLO! E quale non è la mia meraviglia : anche quello all’incrocio con via Valdemone è verde, e quello con la via Lazio... Ma cos’è la mia serata fortunata? Procedo. Adesso la radio mi canta un ritmo scorrevole , una felicità di andare quasi senza ostacoli. Io odio guidare in questa città dove è impossibile “andare”, dove si sta fermi per ore ,in auto, a respirare ossido di carbonio e claustrofobia. E invece questo sabato sera è verde... Posso cominciare il mio viaggio a Palermo. Anche il semaforo di piazza Virgilio e quello di piazza Politeama e di via Cavour... Sogno o son desta? Sogno. Ecco, ci risiamo. Ho ricominciato a sognare. Di colpo la stanchezza è sparita, di colpo mi dimentico che ormai è obbligatorio soffrire in questa città senza speranze. In questa città dove la tangente la paghi anche soltanto in disgusto, stanchezza, attese snervanti. Ci ricasco, m’innamoro, l’onda verde mi consente di percorrere questa metropoli come dovrebbe sempre essere e non è mai. Scivolo lieta, senza ostacoli, portando in giro la mia sera per le strade belle che ormai non guardo più, non trovo più! Giro per ben tre volte attorno al teatro Massimo, balliamo il valzer , la musica è nel cuore, siamo protagonisti solitari, sopravvissuti... Ci ritroviamo dopo l’ assenza delle ore di punta, del sempre, del “non si posteggia neanche a pagare”, della doppia e della tripla fila. Verde il semaforo della via Maqueda e quella del Cassaro. . Che allegria! Apro il finestrino, respiro. Ho avuto una sorta di lasciapassare dalla città incantata. Come ci separano, sempre ci separano! E tu sei sempre eguale: superba e impotente. Quando piangi? Di notte, o in queste rare tregue in cui solitaria e amara ti specchi negli occhi miei commossi... Vedo, sbocconcellata la tua bellezza., ogni volta un morso in più sulla tua pelle. I palazzi, i monumenti, le chiese: crepe, fuliggine, incuria. Io ti percorro e come ogni volta che ti vedo mi innamori e mi addolori. E per questo non posso fermarmi. Vado lentamente, l’onda verde non si interrompe, scorgo un paradiso, respiro la torbida bellezza della tua solitudine e penso che ogni tuo cittadino dovrebbe avere almeno una volta l’occasione di esplorarti come sto facendo io, in una quiete rubata alla perenne confusione. Vado ad affondarmi sempre più nel tuo cuore. Sono nella Piazza Marina e alla Magione e infine scorgo il tuo mare ignoto, il tuo mare che non è mare perché ognuno gli volge le spalle. Misuro la mia ostinazione insensata d’amarti. Rispondi stupenda, mi parli, confidi una pena, sei umana. Ti ho odiata, ti odio al mattino, rumore d’inferno, volgare sopruso, violenza. Ma oggi il miracolo è nostro. Facciamo una festa, possiamo brindare noi due solitarie. Il giro continua: ricchezza e rovina.. Ritorno e ritorno, risalgo e riscendo , non posso saziarmi. Infine mi fermo. Nell’ombra fresca dell’androne della casa in cui vivo, gli occhi lampeggiano ancora azzurri dorati. Mi pento delle imprecazioni aspre e quotidiane, e dei cattivi pensieri, di quando ti urlo rancore, di quando ti minaccio che andrò via, di quando ti dichiaro che mi uccidi... E’ stato bellissimo il viaggio. Mi chiedo se possa bastare talmente poco, una serie di semafori verdi casualmente in fila, per farmi sentire che questa Palermo avvilita da mortali lacci di vergogna, caos, aggressività, possa sorridere ancora viva : per farmi sentire che non vuol morire.

5 commenti:

Falilulela ha detto...

Che piacere leggerti. Sempre.
Falilulela

Albuccia ha detto...

Questo racconto è un viaggio. Ancora una volta ci porti in VIAGGIO, Marilena Monti...Certo che in macchina, seduta accanto a te, mi sono sentita anch'io e come te mi sono innamorata della città magica e "salvata" dal tuo sguardo incantato.
Merito della tua scrittura splendida!

Esmeralda ha detto...

Mi piace quest'aria d'avventura, direi di magia che ti prende per tutta la lettura del racconto. Miracolo a Milano? No, miracolo a Palermo...Ti invidio per averlo vissuto- Ti ringrazio per averlo raccontato...

Giuliano ha detto...

Sei straordinaria: un viaggio, un perfetto , grande viaggio in una pagina e in una città che attraverso il tuo racconto "resuscita" libera e felice! Mi chiedo: è accaduto realmente o lo hai sognato? Brava, Marilena!

Raimondo Raneri ha detto...

Quest'oggi il mio mouse scorre mosso da una istintiva, invisibile scia di malinconia...guardo la gente allegra davanti al fenomeno raro della neve e non riesco a condividerne le emozioni...mi ricordo di te, del pensiero gentile e affettuoso e un sussulto, dal cuore arriva alla mano...di colpo il mouse si dirige al tuo blog...clicco su, si apre una pagina ...sì proprio il caso mi porta alla tua Onda verde...leggo e più leggo più cresce una irrefrenabile emozione all'inno supremo d'amore per Palermo che traspare in ogni parola, in ogni frase...in ogni tuo essere...giusto e sacrosanto il segnale che la città ti invia, un grido , un urlo di tanti semafori verdi a dirti:"... sì Marilena anch'io, città dolente di insano dolore, dissanguata e percossa, amo chi m'ama, piango se piangi per me...un tripudio di reciproco amore...A presto